Ore 14:53 Aeroporto C. Colombo di Genova
Aereo in ritardo di quasi due ore e nessuna intenzione di domandarne il motivo. Metti che fosse un guasto...
Il buon Massi ha aspettato pazientemente fino al passaggio dei controlli di sicurezza, ma ora ci dobbiamo salutare. Devo farmi perquisire.
Le autorita' - tramite cartelli multilingue - dispensano ottimi consigli come: mettere la mano davanti alla bocca in caso di colpi di tosse o starnuti, evitare luoghi affollati e non mettersi in viaggio se non ci si sente bene.
Seduti vicino al gate ci sono quattro o cinque uomini d'affari e un numero enorme di over65 britannici abbronzati, dall'espressione affidabile e il sorriso che chiunque dovrebbe avere quando sforna una torta di mele o un tacchino con patate.
Non mi dispiace affrontare la fobia del volo al fianco di nonna Maggie e nonno Joseph. Forse mi daranno un pizzicotto e una caramella.
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Ho il posto vicino al finestrino, quasi in corrispondenza dell'ala. A fianco a me zia Jinny e zio Conrad, sorridono e dicono "Hi!" (da leggersi "Haaaai" con settantotto variazioni di tono sulla a).
Saluto a mia volta e cominciamo a chiacchierare, da bravi compagni di viaggio. Mi chiedono da dove vengo ("Ooooh, I love Italy!") e dove vado ("You will love the United States... they're sooo polite!") e mi dicono che loro sono di Manchester.
- "Dove siete stati, in Italia?"
- "Oh, non eravamo in Italia in realta': eravamo su una nave, in crociera in Sud Africa"
- "Wow! Dev'essere stato meraviglioso"
- "La nostra nave e' stata assaltata dai pirati, spari ovunque e passeggeri feriti"
- "..."
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